MADAMA BUTTERFLY
di Stefan Zweig
Debutto a Milano (MI), fACTORy32 – 17 maggio 2024
Produzione fACTORy32
Un progetto di Valentina Pescetto
Adattamento teatrale di Monica Faggiani e Alberto Oliva, con la collaborazione degli allievi del MASTER “Come nasce uno spettacolo”
Con Monica Faggiani, Arturo Di Tullio, Claudia Coli e Gianluca Sollazzo
Regia di Alberto Oliva
Aiuto regia Alessandro Zurla
Assistente di produzione Alice Guaglianone
Assistenti alla regia Cinzia Crestani, Rosaria Ardizzone, Julia Holden, Ennio Marotta, Francesco Santangelo, Margarete Von Braitenberg, Patrizia La Rocca, Smeralda Mantegazza, Martina Lavorano, Francesco Forgillo, Gabriella Andreis
Costumi Pescetto Abbigliamento
Trucco e acconciature Stefania Gazzi
Produzione fACTORy32
“Un abbraccio un po’ furtivo sulla porta: Irene Wagner abbraccia Eduard e non sa ancora che la paura sta per impadronirsi di lei. Elegante, ha il volto in parte coperto dalla veletta, ma questo non le garantisce l’anonimato. Anzi.
È l’inizio di Paura, la pièce, tratta dal racconto di Stefan Zweig, in scena a Milano al Factory32 e che si annuncia come il primo di una trilogia che si estenderà per due anni alla scoperta dei lavori dello scrittore di origine austriaca.
Per Irene la discesa dalla scala, che in scena si immagina sia l’ingresso della casa dell’amante Eduard, segna anche l’inizio della sua angoscia. Di lei si impadronisce la paura di perdere tutto quello che ha ottenuto con il matrimonio con un prestigioso giudice integerrimo, che subito le parla di colpa e perdono. Per lei è il panico, perché è stata appena fermata da una ragazza volgarotta, che l’accusa di averle rubato il fidanzato Eduard. E la ricatta.
L’angoscia di Irene dapprima si materializza in scena attraverso le luci, che, rosse, fanno capire al pubblico quanto si senta attanagliata da un senso di colpa. Le luci rosse la avvolgono quando lei balla vorticosamente durante la festa in cui ha accompagnato il marito: il lungo abito azzurro sembra cambiare colore, proprio come cambiano i sentimenti di lei. Che arriva a vivere un incubo in cui vede il marito che la uccide, colpendola con un pugnale. Incubo o realtà? Come sottrarsi da una parte al ricatto della ragazza, dall’altra all’amante che vuole rivederla? Intanto il marito le racconta quanto appena avvenuto, perché la loro bambina ha distrutto il gioco del fratellino e l’ha punita vietandole di andare il giorno dopo a una festa.
Il racconto di Irene con la paura di perdere tutto, e magari anche la vita, si incrocia con un’altra storia ben nota. E’ quella di Barbablù, che all’ultima moglie consegna delle chiavi, raccomandandole di non usarne una che apre uno stanzino. La ragazza vuole sapere che cosa si cela in quel luogo e anche per lei sarà motivo di grande paura.
Con l’utilizzo di tutti gli spazi scenici del Factory32 e con la scelta delle luci per raccontare dei sentimenti, la pièce riesce a far vivere anche al pubblico la stessa angoscia che vive Irene. Ad assecondare la regia di Alberto Oliva, perfettamente giocata sull’inquietante, è il cast, con i quattro attori ben calati nei loro personaggi. Monica Faggiani è una Irene progressivamente atterrita, che anche nel bel momento del ballo riesce a far percepire quel desiderio di liberarsi dall’angoscia, che invece è diventata parte della sua vita.
Arturo Di Tullio è il marito Fritz, integerrimo avvocato, di cui Irene teme le reazioni, senza riuscire, almeno all’inizio, a comprendere il suo modo di pensare, che per il pubblico rappresenta una scoperta molto importante.
Ambigui appaiono anche gli altri due protagonisti della storia. Gianluca Sollazzo è l’amante Eduard, musicista, per cui forse non vale la pena di mettere in gioco tutto. Claudia Coli è la ragazza che determina l’angoscia di Irene, smuovendole i sensi di colpa, soprattutto legati al ricatto, da cui sa essere difficile uscirne. In quale modo? Alcune scene, impreviste dalla gran parte del pubblico, determineranno la sorte di Irene. Una sorpresa a più sfaccettature per il pubblico.
Le sorprese per gli spettatori alla fine sono davvero più di una. Anche gli interrogativi. Quanto è noia quella che muove Irene ad andare dall’amante? Quanto quella noia è determinata dal modo di vivere del marito? Che capirà e cambierà comportamento? E il comportamento della moglie di Barbablù? Non è certo lei ad avere colpe: chi abbia colpe, e davvero gravi, la storia lo dice chiaramente. E dunque? La scenografia, pur nella sua semplicità, riporta a decenni passati: quanto siamo cambiati in questi anni e come sono cambiati i rapporti di coppia? Tanti interrogativi, dicevamo, che nascono grazie a uno spettacolo che riesce a far rivivere l’atmosfera che avvolge Irene. E’ quella inquietudine, che a teatro conquista.
Con Paura, progetto di Valentina Pescetto, si chiude la bella stagione teatrale del Factory32, che, offrendo un ampio sguardo sulla drammaturgia contemporanea, ha garantito sorprese, divertimento, interrogativi, riflessioni.”
(Valerina Prina, https://www.spettacolinews.eu/paura-inquietudini-al-factory32/ )
“…La regia di Alberto Oliva tende a ricreare la suspense del racconto con alcune scelte stilistiche che evocano l’espressionismo cinematografico tedesco. Un citazionismo che prevede netti cambi di scena, un’intensa espressività degli attori e alcune scene oniriche. Interessante in tal senso anche l’inserto della voce fuori campo di Alessandro Zurla, che nutre il crescendo di angoscia con alcuni brani tratti dalla favola di Barbablù.”
(Isabella, https://tophat.blog/7056-2/ )