UNA MAMMA DI TROPPO
Debutto Busto Arsizio (VA), Teatro Sociale Delia Cajelli – 22 novembre 2024
di William Shakespeare
adattamento ed elaborazione drammaturgica di Federico Grassi
regia Alberto Oliva
con Federico Grassi, Mohamed Ba, Tiziana Bagatella, Chiara De Lorenzis, Alessandro Azzimonti, Gabriele Sculco
scenografie Giulio Pace
costumi La Lory Milano
disegno luci Sandro Bellan
produzione Teatro Sociale Delia Cajelli – Educarte
La scelta di Mohamed Ba nel ruolo del titolo è già una forma di interpretazione, poiché l’attore di origini africane da sempre porta sul palcoscenico la sua storia e il vissuto della sua terra. In Othello trasferisce, quindi, un portato culturale fatto di riti, canti, suoni e valori che danno al personaggio shakespeariano sfumature inedite. Moro non solo per il colore della pelle, ma per una tradizione di valori e usanze che costituiscono parametri di vita inevitabilmente diversi da quelli occidentali.
Per questo a Desdemona e agli altri personaggi un fazzoletto appare come un semplice oggetto di uso comune, ma per Othello quel fazzoletto è un segno tangibile e inequivocabile di fedeltà matrimoniale.
Nello spettacolo diamo valore al passaggio di quel semplice pezzo di stoffa da Othello a Desdemona attraverso un rituale africano autentico di grande impatto scenico.
ll lavoro si fonda sulla relazione manipolatoria fra i personaggi. L’architrave del testo è basata sul rapporto incrociato tra quattro personaggi (Othello, Iago, Desdemona ed Emilia), che – di volta in volta – interagiscono in modo parallelo o triangolare, offrendo un ordine geometrico ai rapporti e al vedere scenico. Il grande regista Iago spesso sta in disparte ad assistere all’ “opera sua”, ma anche Desdemona ed Emilia riescono a impossessarsi talvolta di questo ruolo di direzione. L’unico che ruota e agisce in posizione passiva è proprio colui che, per ruolo, dovrebbe essere il sommo “ordinatore”, ovvero Othello che una volta esclamato (all’inizio della commedia/tragedia): “La guerra è finita” si trova di fatto in un territorio alieno dai suoi talenti di condottiero e dimostra tutta la sua fragilità di uomo.
“La guerra è finita”.
Questa battuta contiene in sé un’accezione positiva ma in realtà è la peggiore delle notizie perché darà il via al climax della vicenda ponendo le condizioni ideali per il proliferare della tragedia. Si tratta di una battuta di estrema attualità che risuona in tutti noi nel 2024 come qualcosa che tutti vorremmo sentire, come sollievo dopo la paura e la tensione dei conflitti che stanno dilaniando il mondo. Ma la parola, in questo testo, come spesso nel mondo contemporaneo, spesso si traduce in azioni che ne sono l’esatto contrario. Ed ecco così che la fine della guerra esteriore, quella combattuta con le spade, è prologo allo sviluppo della guerra interiore, la guerra dei sentimenti, della gelosia e dell’onore, dell’amore e della fiducia, del tradimento e dell’odio.
Cassio e Roderigo sono personaggi funzionali e importanti per la struttura drammaturgica e rappresentano quell’area di piano necessaria in cui finisce una rampa e ne inizia un’altra che porta diritta agli inferi. Othello, il dramma della gelosia.
Nel nostro lavoro abbiamo provato a concentrarci anche e soprattutto su quello che René Girard definisce “il desiderio mimetico”: troviamo questa dimensione fondativa dell’opera e straordinariamente attuale e presente nelle vicende dei nostri giorni.
“Tutte le azioni dell’uomo sono determinate dal suo desiderio di emulare e imitare (desiderio mimetico) qualcuno che gli appare felice, perché egli spera di arrivare a possedere la stessa felicità” diceva il famoso antropologo francese; e se non riesce ad averla (e Iago non potrà mai avere quel tipo di felicità) allora può arrivare a generare sentimenti di invidia e di odio e a desiderarne la sua distruzione (ed è proprio questo che fa Iago: distrugge la felicità e la serenità di Othello).
“Chi imitiamo esattamente? Imitiamo le persone che stimiamo e rispettiamo”, e Iago stima e ama Othello (“Che vi voglio bene lo sapete”, dice con sincerità durante il primo dialogo con Othello, una delle scene madri dell’opera).