L’IDIOTA – Il lungo addio da L’Idiota di Fëdor Dostoevskij

Drammaturgia Alberto Oliva e Mino Manni
Regia Alberto Oliva
con Mino Manni, Giuseppe Attanasio, Emilia Scarpati Fanetti
Scene Francesca Ghedini
Costumi Marta Ossoli
Disegno luci Alessandro Tinelli
Assistente alla regia Francesco Colombi

PRODUZIONE Associazione I Demoni e Teatro Out Off
DEBUTTO Teatro Verdi, Fiorenzuola – 12 ottobre 2019

«È meglio essere infelici, ma sapere,
piuttosto che vivere felici in una sciocca incoscienza.
È così difficile conoscere la bellezza; la bellezza è un enigma».

Partendo dalle ultime pagine dell’Idiota, Alberto Oliva e Mino Manni immaginano un incontro tra i due protagonisti dopo la fine del testo scritto da Dostoevskij, una resa dei conti finale che ripercorre le pagine più salienti e va anche oltre. I Demoni portano così avanti la loro esplorazione del grande autore russo in chiave di universale e crudele riflessione sulle conseguenze della Bellezza sull’animo umano. Senza pietà, ma con infinita compassione, come insegna Dostoevskij nei suoi romanzi, in cui non giudica mai i suoi personaggi, ma lascia che ne emerga il lato oscuro in tutto il suo fascino.

Non occorre avere letto il romanzo per lasciarsi travolgere dalla forza espressiva del dialogo serrato e poetico che porta le due anime a confrontarsi sulla bellezza, sull’arte, sulla religione e sul senso della vita. Il principe Myskin incontra Rogozin a casa sua, dove va a trovarlo per avere notizie della bellissima Nastasja Filippovna, di cui è perdutamente innamorato.

A lume di candela, come in un rituale ad alta tensione, con la fioca luce di una pallida luna che filtra dalla finestra, i due amici si confrontano, litigano, finché comincia a trapelare un angosciante sospetto sul destino di Nastasja Filippovna, presente nella sua assenza. Il colpo di scena finale mette fine a un’atmosfera di suspance abilmente costruita dall’autore per tenere il pubblico in sospeso fino all’ultimo.

Gli attori si muovono in una scena semplice ma efficace, fatta di cornici e quadri che incombono su di loro, con vani da cui entrano luci taglienti e specchi che riflettono immagini distorte, portando l’immagine di un esterno che li sovrasta e li chiude all’interno di una cantina buia e umida, in cui si consuma il duello all’ultimo respiro tra i due innamorati di Nastasja Filippovna.

Lei è una presenza fondamentale, tanto più forte in virtù della sua assenza, che condiziona ogni parola dei due uomini, come vera protagonista nascosta dello spettacolo, che solo ogni tanto appare, lasciando l’illusione che sia stato solo un sogno.

La capacità di innamorarsi del proprio destino, accettandone tutti i colpi e vivendo al massimo tutte le esperienze senza mai giudicare o essere giudicati nel bene o nel male: è questo uno dei principali obiettivi del nostro modo di intendere il teatro.

E questo è il senso dell’opera di Fedor Dostoevskij, capace di interpretare le anime umane come nessun altro prima e dopo di lui, grazie all’assenza di giudizio, e quindi a una comprensione universale di ampio respiro.

Dice di Dostoevskij un suo biografo illuminato, Stefan Zweig:

«La vita gli fa male perché lo ama e lui la ama perché essa lo afferra così duramente, poiché nella sofferenza lui, il sommo sapiente, riconosce la massima possibilità del sentimento. […] Più langue il suo corpo e più s’infiamma la sua fede; più soffre come uomo e più riconosce, beato, il senso e la necessità della sofferenza. L’amor fati fa sì che lui consideri come avversità ogni pienezza, ogni disgrazia come felicità. […] Tanto sapeva trasformare in bene ogni tribolazione, tanto cambiare in valori tutte le umiliazioni, che solo la sorte più dura si adeguava a lui, perché appunto nei pericoli esteriori della sua esistenza trovava le più profonde certezze interiori. I suoi tormenti si cambiano in guadagno;  suoi vizi accrescono le sue capacità; le sue stasi gli danno nuovo vigore».

L’idiota visto a Milano al Teatro Out Off

La bella regia di Alberto Oliva è giocata sui chiaroscuri, che sono colori dell’anima, a cominciare dai costumi, con lei in un abito di bianca purezza, Rogozin dai colori tenebrosi e il principe Myskin che irradia luce fino all’incontro-scontro con Rogozin

Valeria Prina – spettacolinews.it

 

Il lungo addio / Crudeltà e bellezza a lume di candela. ‘L’idiota’ di Fëdor Dostoevskij al Teatro Out Off di Milano

La platea è immersa nel buio ma a poco a poco lo sguardo è attratto da un fascio di luce che accarezza l’oscurità con dolcezza, accompagnando come un’aura la discesa di un uomo vestito elegantemente, i capelli color oro, il viso raggiante e sorridente. È «l’angelico ed etereo principe Myškin», rievocato nella messinscena firmata I Demoni, compagnia fondata da Alberto Oliva e Mino Manni.

Amelia Natalia Bulboaca – inscenaonlineteam.net

 

 

 

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