MARTA VUOLE UN FIGLIO
di Tommaso Urselli
Liberamente ispirato al libro di Claudio Facchinelli “Lumpatius Vagabundus. Sulle tracce di Nikolaj Sudzilovskij medico e rivoluzionario”
Debutto Milano (MI), MTM Litta – 20 febbraio 2024
Produzione A.M.A. Factory
Con il sostegno di Rosana Rosatti
Regia Alberto Oliva
Con Mario Sala e Angelo Tronca
Scenografia Marco Muzzolon
Costumi Stefania Pravato
Disegno luci Fabrizio Visconti
Musiche originali Ivan Bert
Assistente alla regia Fabrizio Kofler
Nel silenzio di un paesaggio tropicale, finalmente solo, un uomo nel suo elegante completo di lino chiaro, colto nel momento di concedersi una tregua e fare i conti con se stesso: è la figura ancora pressoché sconosciuta di Nikolaj Sudzilovskij, medico e rivoluzionario, protagonista di molte battaglie, spesso donchisciottesche, intraprese in quattro continenti.
In che anno siamo? Il tempo sembra non esistere in questo luogo in cui, contrappuntate e sollecitate dall’inseparabile pappagallo Polly che si è portato dalle Hawaii, vediamo alternarsi le sue sfaccettate personalità: l’uomo di medicina che oggi definiremmo “democratica”, il politico poco avvezzo a forme di compromesso, il poeta, il filosofo… tutte intente a rievocare eventi, desideri, visioni e fallimenti che spingono il protagonista (dietro cui scorgiamo, in filigrana, l’autore Facchinelli alla ricerca del suo personaggio) verso un ulteriore interrogarsi, ma non certo ad abbandonare la visione utopica che lo ha guidato fin qua. E dicendo forse, tra sé e sé: “Ho provato, ho fallito. Non importa, riproverò. Fallirò meglio” (Samuel Beckett).
Il testo di Tommaso Urselli si ispira al libro di Claudio Facchinelli “Lumpatius Vagabundus. Sulle tracce di Nikolaj Sudzilovskij medico e rivoluzionario” in cui l’autore va in cerca del suo personaggio nei quattro continenti in cui ha provato a costruire rivoluzioni:
“Ho cominciato a inseguire la sua storia, quasi per caso… andando dietro a un mio vecchio sogno di adolescente. Inseguendo questo sogno, che per ora non racconterò, mi sono ritrovato a ricostruire le imprese compiute tra seconda metà dell’800 e inizi ‘900 da questo medico bielorusso attivo tra i narodnik. Narodnik… populisti, traduciamo noi… anche se questa parola evoca oggi tutt’altro immaginario, ben lontano dalle utopie di Sudzilovskij. Sappiamo che nel 1874 dalla Russia è costretto a fuggire quando viene braccato dalla polizia zarista, e vaga dapprima per l’Europa… Vive in Bulgaria, in Romania… Conosce Marx, Engels, Bakunin… Poi è la volta degli Stati Uniti, delle Hawaii, del Giappone, della Cina…”
Il nostro Sudzilovskij è interpretato da Mario Sala insieme con Angelo Tronca nei panni di un bizzarro pappagallo, e si muove nella scena “alla de Chirico”, tra il surreale e il metafisico, di Marco Muzzolon.
“Una clinica mobile che si possa spostare da un posto all’altro La medicina deve arrivare dappertutto. Non ci sono soldi. Basta sottrarre al settore militare un po’ delle sue risorse. La medicina è uno strumento di rivoluzione.”
“Non c’è tempo per il passato In questi trent’anni e più tante cose sono andate svanite, cancellate dalla memoria. Del resto è il presente che ci importa.”