KINGS - IL GIOCO DEL POTERE da Riccardo II, Enrico IV ed Enrico V di William Shakespeare
Regia Alberto Oliva
con Mino Manni, Alessandro Castellucci, Angelo Donato Colombo, Simone Severgnini
Scene e costumi Lucia Giorgio
Assistente alla regia Serena Piazza
Un ringraziamento particolare a Laura Gerosa
PRODUZIONE Teatro de Gli Incamminati e I Demoni con il sostegno di Next Regione Lombardia e Teatro In-Folio
DEBUTTO Teatro Litta, Milano – 9 novembre 2016
Una partita a poker con il potere per riflettere sulla crisi della democrazia e sui meccanismi del consenso attraverso le parole ancora oggi illuminanti di William Shakespeare in una messinscena viva e contemporanea in cui Giulio Cesare è il grande assente dell’opera e dalla cui mancanza nasce il conflitto che deflagra nel testo.
A partire dall’assenza di Giulio Cesare (nell’originale appare solo in tre scene e viene ucciso all’inizio del terzo atto) nasce un adattamento che stringe il fuoco su tre figure fondamentali che incarnano altrettanti “tipi” politici che il Bardo ha saputo tratteggiare in maniera efficace per dipingere un quadro impressionista della Politica di tutti i tempi, un dipinto a tinte fosche che illumina le dinamiche universali del Potere e della sete di conquista. Bruto, Antonio e Cassio, rispettivamente figlio naturale, erede politico e potenziale rivale di Cesare. Tutti e tre sono giovani, tutti e tre frequentano la scena politica romana e ne difendono almeno a parole il regime democratico.
In Turchia il Presidente Erdogan nel 2016 ha vietato Shakespeare nel suo Paese. Questa notizia sconvolgente ci fa riflettere su quanto sia ancora attuale e forte il suo teatro. Metterlo in scena oggi in Italia, a 400 anni esatti dalla sua morte, è una responsabilità importante ed è un atto politico di libertà, pericoloso perché fa pensare.
Giulio Cesare è il testo che più di tutti racconta la crisi della democrazia e dei suoi valori, attraverso l’antica Roma e i suoi eroi, per parlare di noi, smascherando le dinamiche universali del potere. E’ una fotografia dei nostri tempi, con la crisi del sogno democratico celebrato con la fine della seconda guerra mondiale.
La grande qualità dell’opera shakespeariana, come di tutti i grandi classici, è la sua ambiguità, la sospensione del giudizio, che rimette alla sensibilità dello spettatore la scelta di chi ha ragione e chi torto, nel rispetto dei vincitori e dei vinti.
IL GIULIO CESARE DI ALBERTO OLIVA È UN CASTELLO DI CARTE
Oliva, grande appassionato di serie televisive, rende omaggio a House of Cards utilizzandone la celebre sigla. La lotta per il potere annulla le distanze spazio-temporali tra la Roma del I secolo a.C. e la Washington del XXI secolo d.C., tra Campidoglio e U.S. Capitol (e Casa Bianca).
Saul Stucchi – Alibionline.it
GIULIO CESARE”, LA PAROLA AL REGISTA ALBERTO OLIVA
Una partita a poker con il potere. Una riflessione sulla crisi della democrazia e sui meccanismi del consenso attraverso le parole ancora oggi illuminanti di William Shakespeare. Una messinscena viva e contemporanea in cui Giulio Cesare è il grande assente dell’opera e dalla cui mancanza nasce il conflitto che deflagra nel testo.
Andrea Simone – Teatro.online
GIULIO CESARE – regia Alberto Oliva
Una tragedia dalle splendide pennellate rese con incisiva concisione e con chiarezza logica da Alberto Oliva, regista profondamente innamorato di Shakespeare, attraverso un’intelligente riduzione – trasformata in un’originale partita a poker con il Potere e Cesare rappresentato dal ‘re di cuori’ –
Wanda Castelnuovo – Sipario.it