COSI' FAN TUTTE di Wolfgang Amadeus Mozart
Direttore Marco Beretta
Regia Alberto Oliva
Scenografie digitali Roberto Zizzo
Costumi Sartoria Teatrale Bianchi – Milano
Trucco e acconciature APTA Accademia Professionale di Trucco Artistico Società Umanitaria – Milano
Maestro collaboratore Li Jieun
Assistenti alla regia Erika Ungari, Riccardo Lorini
Coro ADADS 15ORCHESTRA SINFONICA DI PIACENZA
Personaggi ed interpreti:
Carmen Vincitrice del ruolo del Master Opera Studio ADADS
Don Josè Sebastina Ferrada
Escamillo Vincitore del ruolo del Master Opera Studio ADADS
Morales Sergio Rao
Zuniga Tommaso Quanilla
Micaela Vincitrice del ruolo del Master Opera Studio ADADS
Mercedes Nakayama Alma Nobuko
Frasquita Laure Kieffer
Dancairo Seham Minegishi
Remendado Andrea Civetta
DEBUTTO Teatro Verdi, Busseto – 30 marzo 2019
In collaborazione con il Master di Regia Lirica dell’ADADS Accademia dell’Arte Dello Spettacolo.
Una delle opere più rappresentate del repertorio internazionale, Carmen incarna la seduzione in tutta la sua forza dirompente e diabolica. Che il Diavolo sia donna è storia nota, ma al giorno d’oggi può sembrare pericoloso lanciarsi in simili affermazioni, visto il clima da puritanesimo che ha portato qualcuno perfino a cambiare provocatoriamente il finale di questa opera, se non addirittura a censurarla.
Che cosa può esserci di peggio di una diavolessa tentatrice che riesce a far innamorare perdutamente di sé un efferato assassino di tori – questo è un po’ quello che tutti noi ormai pensiamo dei toreri di successo – e un soldato, dietro la cui faccia angelica si nasconde un mostro e futuro femminicida?
Ottimi spunti per cavalcare di nuovo questa opera straordinaria, senza remore e senza facili e inutili moralismi, cercando invece di capire ancora una volta i meccanismi antropologici che ci portano a restare sedotti dalla forza animalesca e trascinante di Carmen, e a tifare per Don Josè. Sì, perché tutti noi stiamo dalla sua parte e questo può davvero essere uno straordinario contributo contro la violenza sulle donne: renderci conto di quanto il mostro si annidi tacito e nascosto in ciascuno di noi e come sia difficile fermarlo prima che esploda. Solo dalla consapevolezza del nostro possibile coinvolgimento può nascere l’antidoto alla violenza, che sta nel coraggio di riconoscere che il mostro non nasce tale, ma lo diventa per le circostanze in cui precipita e perché spesso non pensa di poterlo diventare. Don Josè si pente già mentre compie il suo gesto efferato e la sua vita sarà inesorabilmente distrutta. Ma il gesto l’ha ormai compiuto, è anch’egli divenuto “toreador” proprio mentre nell’arena il suo rivale in amore ha appena sconfitto la vera bestia, innocente e pura, sebbene dall’aspetto feroce.
L’ambiguità tra vittima e carnefice, tra toro e torero è la cifra distintiva di questo allestimento che ci porta all’Inferno, con un immaginario che attinge a Dante Alighieri, a Picasso e a Gustave Doré, immaginando una Carmen regina degli Inferi, novella Persefone, che si diverte a regnare sui dannati e tenere le redini di un gioco perverso, in cui noi tutti siamo coinvolti.