BARUFFE, SOTTANE E ZECCHINI – La vita in commedia di Carlo Goldoni

di Alberto Oliva

dai Memoires di Carlo Goldoni

Debutto Busto Arsizio (VA), Teatro Sociale Delia Cajelli – 24 novembre 2023

produzione Teatro Sociale SRL – Educarte

regia Alberto Oliva

con Federico Grassi

e Claudia Donadoni, Gustavo La Volpe, Silvia Giulia Mendola, Gea Rambelli

Scene I.S. Carlo dell’Acqua

Costumi I.S. Olga Fiorini

Disegno luci Alessandro Tinelli

Musiche originali Bruno Coli

Aiuto regia Giusi Colaci

Assistenti alla regia Martina Corvino e Alessandro Azzimonti

 

Dai lazzi della commedia dell’arte fino alle più raffinate commedie all’italiana, nella vita e nell’arte di Goldoni si compie la grande magia del teatro, un artigianato fatto di sudore e passione, amori e tradimenti, lotte e intrighi di uomini e donne che non si risparmiano mai.

L’adattamento drammaturgico stringe il fuoco sul rapporto di Goldoni con le sue donne, specialmente le attrici, protagoniste indiscusse dei suoi capolavori, ma anche di quello che accadeva fuori dalle scene, tra amori, tradimenti e gelosie che la penna dell’autore ha sublimato.

Carlo Goldoni, il più grande scrittore italiano di teatro di tutti i tempi, uno degli uomini di maggior successo del Settecento, un gigantesco rivoluzionario della letteratura mondiale. Ma anche – e soprattutto – un uomo.

La maggiore ricchezza che Dio mi ha dato? Una tranquillità di temperamento che mi fa resistere a ogni prova”.

Così si racconta il nostro Carlo, in scena interpretato da un intenso Federico Grassi, che gli dona mille sfumature per raccontare una personalità tormentata e poliedrica. Ma la sua caratteristica fondamentale è la leggerezza, la capacità di vedere il mondo con disincanto e simpatia, quella speciale empatia che sa entrare nel cuore di tutti i personaggi e ce li fa amare, senza mai cattiveria.

La leggerezza è anche quella che a Goldoni rinfaccia Nicoletta Connio, sua moglie, innamorata di lui fin da quando aveva vent’anni e rimastagli accanto tutta la vita. La leggerezza delle compagnie malsane che frequenta, del gioco d’azzardo con cui dilapida una fortuna tutte le notti, la leggerezza con cui frequenta le prime attrici e le servette sul palcoscenico e in camerino…

Lo spettacolo punta a raccontare proprio l’ambiguità della leggerezza, ispirandosi alle parole di un grandissimo del Novecento, Milan Kundera, che nel suo capolavoro l’ha definita “insostenibile”. Attraverso la vita in commedia di Goldoni interroghiamo noi stessi, figli, vittime, complici di un’epoca che fa dell’apparenza, dell’apparente leggerezza e del successo obiettivi da raggiungere per forza, a qualunque costo.

Il successo. Un altro grande spauracchio dell’uomo occidentale.

E chi più di Carlo Goldoni lo ha raggiunto, toccato, abbracciato e conosciuto a fondo, grazie alle sue sedici commedie nuove in un anno, ai teatri pieni di pubblico entusiasta, ai contratti d’oro con i migliori teatri di Venezia, allora la capitale mondiale del teatro?

Eppure la sua vita non è stata facile, né felice. Il rovescio della medaglia è pesante.

“Vapori ipocondriaci e melanconici”: questa la sentenza riportata nelle sue Memorie, questa la malattia silenziosa che ha pervaso tutta la sua vita e che al giorno d’oggi è la patologia più diffusa e difficile da sconfiggere, soprattutto fra le persone di successo. La depressione di chi si riempie del successo e non riesce più a farne a meno, non riesce a vivere senza l’applauso degli altri e senza la gratificazione che viene dall’esterno.

Perché il senso alla vita bisogna trovarlo dentro di noi, ma non è per niente facile. Vivere con leggerezza potrebbe essere molto pesante.

Il conflitto tra la fama e la felicità sta alla base del nostro spettacolo che, nel voler dipingere un quadro a tinte forti del Settecento, non vuole mai dimenticare che stiamo parlando al pubblico di oggi e che – come sempre accade – sotto la maschera del passato ci siamo noi, con le nostre nevrosi, con le nostre paure e con la nostra legittima e inevitabile voglia di sorridere delle universali debolezze dell’uomo. Quelle che rendono autentici e fragili, e per questo unici e bellissimi.

Carlo Goldoni, nonostante tutte le difficoltà e le resistenze del suo tempo, è riuscito a realizzare una straordinaria Riforma del Teatro, che ha segnato una tappa fondamentale nella Storia dello spettacolo dal vivo, riportando l’autore al centro della scena, superando la stanca tradizione della Commedia dell’arte e regalandoci dei capolavori immortali. Ma tutta l’importanza di questa rivoluzione pacifica e artistica siamo in grado di percepirla noi a distanza di secoli. Lui ne ha vissuto gli onori e gli oneri, in un continuo passaggio dall’euforia allo sconforto. Parafrasando Pasolini, gli facciamo dire una frase che crediamo sia, in estrema sintesi, il senso della sua vita e della sua lotta:

La morte non è nel non poter più scrivere commedie, ma nel non poter più essere compresi…

Con “Baruffe, sottane e zecchini” vogliamo raccontare la difficoltà di essere Carlo Goldoni, la difficoltà di reggere la pressione del successo e la paura di non riuscire ad essere sempre all’altezza di se stessi, o di quella visione di te stesso che ti appiccicano addosso gli altri. Quanto è attuale questa paura, quanto ne siamo pervasi oggi… E proprio per questo sono convinto che sia importante affrontarla nel confronto con un genio del passato, per comprendere insieme con lui quanto questo sentimento di continua precarietà e questo malessere siano universali e sempre attuali.

Per sentirci meno soli e affrontare la vita con più leggerezza.

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