IL VENDITORE DI SIGARI di Amos Kamil
Regia Alberto Oliva
con Ivana Cravero
e con Andrea Fazzari, Fabio Marchisio, Marlen Pizzo, Rosanna Sparapano
Progetto Scenografico Massimo Voghera
Video Fannidada
Musiche originali Alessandro de Caro
Sound design Ennio Bertrand
Organizzazione Andrea Roccioletti
PRODUZIONE Compagnia I BenAndanti
DEBUTTO Teatro Astra, Torino – 29 marzo 2011
“Quando capirete quello che avete fatto, soffrirete un dolore tremendo.
Se invece resterete per sempre nella condizione attuale, felici non sarete,
ma almeno vi sembrerà di non essere infelici”.
Baccanti è una tragedia di sconvolgente attualità, perché mette in scena, in maniera indiretta ma leggibile, l’Apocalisse della società dello Spettacolo, dove troppo spesso l’orgia mediatica si trasforma in un bagno di sangue davanti all’occhio vitreo e indifferente di milioni di spettatori assuefatti.
Baccanti, rappresentata postuma intorno al 406 a.C., è l’ultima tragedia di Euripide e una delle ultime dell’epoca d’oro del teatro ateniese. Si respira l’aria della sconfitta che si stava definendo nella guerra del Peloponneso a vantaggio di Sparta. Aleggia un sentimento di sconforto e incomprensione verso la situazione politica e sociale, simile a quello che proviamo noi oggi in Italia, e a cui troppo spesso ci arrendiamo annegando la paura nell’ebbrezza di una risata e nel piacere dell’oblio.
Il culto dionisiaco, con il suo potenziale di follia distruttiva, fornisce lo spunto per una riflessione sulla manipolazione nell’epoca dei mezzi di distrazione di massa. Dioniso promette vendetta a una città che non lo venera, ma lo fa con l’arma invisibile della seduzione e ottiene il consenso della gente, convincendola ad adottare comportamenti e rituali inconsueti. Le grandi istituzioni della società civile, la famiglia e lo Stato, si confrontano con un potere sconosciuto e pervasivo, che ipnotizza il popolo mescolando in una sconcertante ambiguità il bello e il brutto, il fascino e il ribrezzo, il piacere e la paura, il bene e il male. Penteo è vittima della vendetta di Dioniso, viene scelto per pagare le colpe della madre, e soccombe proprio quando sembra cedere alle lusinghe del dio.
Il Dioniso impersonato da Ivana Cravero è androgino, ambiguo, diviso tra dolcezza e crudeltà. Quando appare in bianco e nero, nell’“occhio” in alto, ha il fascino oscuro delle vamp dei vecchi film espressionisti, ed è adorato come una moderna rock star dalle due baccanti in scena, il cui tirso altro non è che un comune telecomando.
Il regista Alberto Oliva guida, come un buon direttore d’orchestra, questa “sinfonia” tra i passaggi degli attori e gli attacchi del video e delle musiche originali di Alessandro De Caro.Filippo Rubino – filipporubino.wordpress.com